L’Associazione La Fonte nasce nel 1994, cercando di dare corpo e significato alle parole di uguaglianza e fraternità, ed ha avuto sempre l’obiettivo di lavorare per l’inclusione sociale di persone comunemente escluse dai normali schemi di vita e di lavoro, offrendo una occasione di emancipazione e di sviluppo dell’autonomia personale così da restituire loro quella dignità che viene regolarmente negata dalla società.
L’Associazione di volontariato gestisce i progetti di inserimento e inclusione sociale delle persone ad essa affidate in collaborazione con le Istituzioni Sociali del territorio e opera nella colonica annessa al podere denominato la “Casina”.
Dall’anno 2006 “LA CASINA” è inserita nella lista delle 3 strutture che, per il comune di Firenze, offrono servizi innovativi per l’autonomia, servizi cioè cercano soluzioni adeguate a garantire una buona qualità della vita alla persona disabile dopo che i genitori non ci saranno più (dopo di noi) o, anche durante la presenza dei familiari, per rendere la vita adulta delle persone disabili più autonoma (durante noi).
Il lavoro più attento è quello di favorire l’inserimento dei giovani nella casa affinché possano sentirla come propria e gradualmente acquisire indipendenza dalla famiglia: la “Casina” è quindi “la casa dei ragazzi”. È in grado di ospitare persone con disabilità con lo scopo di offrire uno spazio in cui poter far fronte sia ad esigenze legate alla perdita delle figure parentali di riferimento, sia sperimentare esperienze di vita autonoma.
Così nel sito dell’Associazione dove da ottobre 2014 portiamo il nostro shiatsu un pomeriggio ogni due settimane.
Messi in contatto dagli educatori, tramite l’esperienza parallela che prosegue da anni a Le Rose, arriviamo alla Casina con il desiderio di offrire il supporto dello shiatsu a ospiti ed educatori. In particolare ci anima il desiderio di offrire una nuova opportunità di relazione in cui il corpo sia un luogo piacevole in cui abitare e la mente possa sentirsi forse di entrare in questo rapporto più facilmente.
Gli ospiti della Casina ci accolgono con semplicità e apertura. In una piccola camera accogliente, sempre pulitissima, stendiamo i nostri futon e trattiamo… come ci viene richiesto.
Siamo sempre in due per poterci affiancare e condividere l’esperienza, e anche per offrire una maggiore stabilità. Le richieste sono a volte precise: “ non mi toccare i piedi!” , e con il passare del tempo ci scherziamo: “allora tu vorresti un trattamento solo dei piedi vero?”. Oppure “ A me solo le gambe!” ma poi, girandosi, anche un po’ schiena, di spalle, è ben accettato.
Chi porta la sua musica, chi ci regala un disegno, chi offre un abbraccio e chi un complimento, chi mi riaccompagna alla macchina portandomi il futon… sentiamo apprezzamento per la nostra presenza. A volte facciamo merenda insieme nella stanza con il grande tavolo e il caminetto, ci arrivano i racconti di viaggi fatti dai “ragazzi” e altre belle esperienze.
Non è mancato uno scambio con gli educatori dopo i primi incontri, per conoscere qualche elemento della storia personale degli ospiti e presentare il nostro lavoro.
Sempre, arrivando e ripartendo, dopo aver attraversato prima la città e poi i boschi per salire in questo luogo speciale, sentiamo l’arricchimento di questa esperienza che sicuramente nutre il nostro shiatsu e la nostra inclusività.
Dal punto di vista più tecnico, il kembiki risulta essere uno strumento importante, come già verificato a Le Rose. Massima disponibilità alle posizioni e alle richieste che ci arrivano e in generale un tocco minimo alla testa, zona in cui lo yang prevale e si accumula creando nuvole colorate…
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